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SUPER SANTOS: TRE CALCI D’ANGOLO UN RIGORE

Data: 5 Maggio 2015

I “calciatori di strada” della generazione baby boomer ai quali il sottoscritto appartiene, non hanno mai sciolto l’enigma: perché dopo tre calci d’angolo era previsto un rigore? Quale attinenza aveva la fuoriuscita del pallone ai lati di una porta improbabile con la punizione massima del rigore?

Eppure nessuno che io conosca si è mai opposto a questa regola subita e mai capita fino in fondo, proprio perché rappresentava una garanzia di appartenenza ad un mondo condiviso fatto di porte mobili senza pali, borse e maglie posizionate sull’asfalto pronte alla fuga al grido di “macchina” che congelava d’incanto qualsiasi iniziativa personale per dividere squadre e riunire amici ai lati della strada.

In fondo il suono d’asfalto, per i più fortunati di cemento sottratto al gioco della pallacanestro, o di serrande colpite dai goal di negozi mai aperti, non si può rimuovere. Quella precarietà di luoghi arbitrari vissuta nei quartieri non solo periferici, è la cifra della nostra visione della palla, certo romantica perché legata all’infanzia e perché secondo vocabolo dopo la parola mamma.

Non cerchiamo con l’iniziativa del Calcio Solidale di promuovere un ritorno ad una dimensione di vita impossibile da ricostruire negli odierni quartieri, non fosse altro per la quantità di macchine e di assenza di spazi inventati per far rimbalzare una palla. Non neghiamo l’idea di un romanticismo eroico provocato da ginocchia sbucciate e il ricordo ossessivo di madri vocianti nell’ora del tramonto. Con questa iniziativa desideriamo solo valorizzare e far emergere dalle nostre comunità quello spirito, quella passione e quella sorpresa di sentirci felici, la stessa che sente oggi anche chi non appartiene anagraficamente a quel mondo passato.

Cerchiamo protagonisti in campo e sapienti attori nel territorio, tutti dentro la stessa partita del Nostro calcio. Ritrovarsi nelle sensazioni regalate da una palla che rotola è facile seppur da luoghi e storie diverse, per questo sappiamo immediatamente riconoscerci, ancora e sempre adolescenti innamorati e assetati di vita senza smettere di sognarsi eterni bambini.

E’ questo il Calcio che genera nuove storie nelle nostre città, segnando un confine incolmabile con il calcio dei molti interessi oscuri che ci isola e separa utilizzando un conflitto permanente.  Oggi è presente più che mai una nuova consapevolezza collettiva tale da rendere questo movimento una grande esperienza di crescita felice.

Offriamo questa felicità come contributo al benessere delle nostre città, impegnandoci a costruire campi relazionali dove nessuno si senta “panchinaro” o spettatore passivo, dove il risultato finale è la nostra libertà di esserci, ognuno con le sue possibilità, disponibile agli altri nella grande squadra degli innamorati della palla che rotola.

Macchinaaa..

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